Prima Puntata: Episodio Pilota

Avviso

I piloti del volo intercontinentale Oceanic 817 vi ricordano di rimanere seduti e di allacciare le cinture.
Prima di cominciare a giocare non dimenticate di dare un'occhiata alla vostra Scheda nella sezione "Stati Alterati" (tenete presente, prima di iniziare a postare, se il vostro personaggio ha subito ferite, se è sotto-shock o affaticato, questo potrebbe influire sulle vostre dichiarazioni/azioni) e di controllare quali sono gli oggetti in vostro possesso attualmente (potreste scoprire di aver bisogno di qualcosa che è a portata delle vostre mani!).

Fatto questo, verificate la vostra posizione consultando le sezioni delle Locations (L'Isola).

Perfetto, siamo pronti. Il comandante augura a tutti buon viaggio e grazie per aver scelto l'Oceanic 817.

I Personaggi Presenti

In questa Location, sono presenti:

- Agda Lagerlöf
- Alice Berkeley
- Gregory Mikal Chandler III
- Kelly Yue Lang
- Mandawuy Gurruwiwi
- Matthew Thornbury
- Megan Green
- Yassir Francois De Biran

Buon gioco a tutti.

Apro gli occhi.
Ho il sapore del sangue in bocca.
Sono distesa, consapevole di essere viva per miracolo.
Scruto il mio corpo per assicurarmi di essere ancora integra.
I miei vestiti sono sporchi di sangue. Dio! questo sangue è mio?
E se fosse di qualcun altro, sarebbe poi rassicurante saperlo?

Mi alzo. O almeno, cerco di farlo.
Ho l'affanno. Ero distesa, svenuta. Adesso ho l'affanno. Non controllo il mio battito. Inizio a sentire la voce di un uomo.

"Ti prego...aiutami..." sta dicendomi, indicandosi l'addome.

Ho sentito cosa ha appena detto, ma non ho capito esattamente cosa voglia da me. Non riuscirei ad aiutare nessuno adesso: riesco a malapena a tenermi in piedi. Le gambe si rifiutano di obbedire. Non so se muovermi, allontanarmi, o restare dov'ero. In fin dei conti ero al sicuro da svenuta.

Voglio svenire di nuovo; meglio: svanire.

E invece sento le urla delle persone. Adesso, solo adesso riesco a coprire con lo sguardo tutto lo scenario.
Mi si stringe la gola, quasi soffoco. Mi manca il respiro.
Ho la nausea, e la testa mi gira vorticosamente.

Forse faccio persino qualche passo, ma non ne sono sicura.

Qualcosa precipita vicino a me, all'improvviso!
Qualcosa di pesante ed incandescente!
Qualcosa che avrebbe potuto uccidermi!


Delle grida accompagnano il tonfo. Sono grida disperate! Qualcuno è morto sotto quel colpo. Qualcuno più sfortunato di me. Non riesco a pensare a loro. Non riesco a pensare a me. Non riesco a pensare.

Qualcuno è appena morto. Molte persone di sicuro, a meno di dieci metri da me.

Ed io non sono più in grado di controllare il mio corpo: le gambe si muovono da sole, superando il loro stesso tremore.
Il terrore, irrazionale, cieco, si impadronisce di me.

Voglio solo correre via, non so dove, non so per quanto.
Grido, ma non sento la mia voce.

Attorno a me, una versione stitica di Pearl Harbor, ma senza poesia.
Senza possibili vendette. Nella mia testa riecheggia solo una risata: la fotocopio fuori dalla bocca, a denti larghi. Sputacchiando anche un pò, ecco. Me ne sto seduto, culo per terra, gomiti sulle ginocchia. Che muoiano tutti.
Tanti piccoli inutili stronzi mi sfrecciano intorno, con le chiappe in fiamme.
Mi viene in mente Will il Coyote: si siede sul missile per raggiungere la sua preda e gli esplodono le palle. Che ridere!
Io non rido in faccia al pericolo. Anzi,sono convinto di essermela fatta nei Wrangler, giuro.
Rido perché sono circondato da tanti fottutissimi Will Coyote: chi è che non riderebbe? Rido perché non riesco a fare altro.
Rido perché penso al passato. Giuro che se questo non è un cazzo di Dejà-vu io sono Snoop Culonero Dog e da domani parlo in rime e fumo crack.

Sono vivo.
Non ricordo bene cosa è successo.
Sento suoni intorno a me, assordanti ma ovattati allo stesso tempo.
Poi d'un tratto mi torna in mente... siamo precipitati, e io non ho il mio bagaglio a mano.
Lo devo trovare assolutamente.
Mi alzo di fretta, ho la testa che mi gira e ricado seduto come un moccioso ai suoi primi passi.
Il rumore di quel motore mi sta facendo diventare pazzo!
Mi rialzo e inizio a correre tra la gente e i rottami, devo trovare il mio marsupio.
Qualcuno mi urla che ha bisogno di aiuto, ma ora non posso aiutare nessuno. Devo prima aiutare me stesso a mantenere la lucidità che mi serve per trovare il mio marsupio, anche se dopo un po' mi accorgo che è una battaglia persa in partenza.
Quando qualcosa di sconosciuto mi colpisce la schiena, procurandomi più paura che dolore, entro in panico.
Dopodichè è come osservare uno di quei vecchi film in bianco e nero in cui i personaggi si muovono ad una velocità superiore al normale.
Corro come un pazzo tra la sabbia, le persone distese e i rottami; il fumo mi impregna i polmoni impedendomi il respiro.
Cado sulle ginocchia, in debito d'ossigeno, ma non posso fermarmi.
Mi serve il mio marsupio.

"C'è un medico! Medico!" gridano intorno a me. Respiro profondamente e ripeto a me stessa di non rispondere agli appelli, di salvaguardare la mia salute...ma invano.
Alla mia destra c'è un bambino, tenuto stretto dalla madre ferita.
Quest'immagine, straziante, scava nella mia memoria e scandisce il giuramento di Ippocrate, i demoni della mia professione e quelli privati.

Incurante del motore in fiamme, mi avvicino dapprima al padre, speranzosa di trovarlo lucido.

"Cosa ha tua moglie?" gli urlo pur di farmi sentire. Prima di prender fiato ed urlare di nuovo, scorgo lo sguardo vitreo, i capillari del bulbo oculare sono esplosi, dipingendo una fiammella di sangue sulla pupilla. Non ho tempo di stabilire se sono vivi o morti. Mi faccio forza, sorrido al bimbo cercandone lo sguardo. I lacrimoni gli amplificano il colore vivo dell'iride. Per sua fortuna, non mi ricorda il colore degli occhi di suo padre.
Mi si spezza il cuore, ma scelgo di strapparlo dalle braccia della madre. Mi odierà per questo, ma almeno avrà salva la vita.
Mentre gli tengo la testolina con la sinistra, lascio che le sue gambe mi cingano la vita. Lo carezzo, e cerco di allontanarmi. Lo reggo a fatica, ma non è per via del suo peso: è il mio corpo ad essere provato.
Lontano dal frastuono riesco a sussurrargli:

"Non li lasciamo lì, tesoro. Adesso cerchiamo due omoni grossi che li prendano in braccio e li tiriamo fuori di lì, capito?"

Spero di non star mentendo a questo piccolo angioletto.
Lo spero con tutta me stessa.

Il bimbo non smette di lamentarsi. Piange e si dispera. In un primo momento ha fatto di tutto per non allontanarsi dalla madre, poi, impaurito, ha abbracciato Agda fortissimo e ha iniziato a singhiozzare, coprendosi gli occhi con la sua spalla.

Troppo calore, troppe scosse...

Ansimo.

Dovremmo essere tutti morti...

Ansimo.

Porca di quella puttana. Mi sento come se Fidel Castro mi stesse fumando tra i pomoni e il solo pensare mi fa un peso al petto.

Bene.

Sputo... quasi come se mi servisse.

Non ci sono state esplosioni...

Come è possibile?

Respiro... e Fidel continua ad alloggiare nei miei polmoni.

Tossisco e mi ispeziono.

Sono intero.

Mi muovo lentamente e conto, faccio quelle cose che mi insegnavano sotto le armi, quelle che mi ricordo... cerco di capire quanto è incasinato il mio cervello... il tenente Bright sarebbe orgoglioso di me...

Qui la gente grida... porca troia, alcuni sono messi davvero male...

- Cerco di mettermi in piedi -


Mi chiamo Gregory Mikal Chandler III, ho trentatré anni... gestisco un bar comperato con i soldi di famiglia... io sono uno da "prendi questo bastone, Bobby"... la cosa più vicina ad una situazione del genere l'avrò fatta al massimo in un GDR... non sono un eroe... mi conviene non dimenticarmele 'ste cose...

Una volta lontana dal motore in fiamme, cerco di capire le priorità.

-Il motore sta per esplodere, e due persone (presumibilmente i genitori del pargoletto che mi porto in braccio) forse sono ancora vive. Non lo saranno a lungo se restano dove sono.

-Ci sono dei feriti nella fusoliera, non so quanto gravi. Per il momento mi accontento di sapere che hanno la forza di urlare.

Metto il bambino a terra.

"Non ti lascio da solo, tesoro. Non aver paura."

Poi, mi rivolgo all'uomo calvo che barcolla vicino a me (Gregory).

"Si sente bene? É in grado di aiutarci? Ci sono due persone vicine a quel motore...sta per esplodere. Dobbiamo fare qualcosa..."

Poi, senza pensarci su due volte, rivelo ciò che cerco in tutti i modi di nascondere.

"Io...sono un medico....mi dia una mano, la prego...i genitori di questo bambino hanno bisogno di noi. Cerchi qualcun altro e li tiri fuori da quell'inferno...faccia in fretta!"

Conto i sopravvissuti... sopravvissuti per ora... cerco di capire cosa posso fare per...

"Non ti lascio da solo, tesoro. Non aver paura."

La frase è più forte dei miei pensieri.
Una donna sopra la cinquantina, un bambino in braccio.

"Si sente bene?"

"haem..." - dico

"É in grado di aiutarci?" Chiede.

Inventati qualcosa, vecchio mio...

"Ci sono due persone vicine a quel motore...sta per esplodere. Dobbiamo fare qualcosa..." Dice.

Guardo.
Dobbiamo chi? Io e lei, signora? Penso...
Magari le dico che ho una caviglia rotta... insomma, quel motore sta scoppiando...

"Io... sono un medico... " dice lei.

Non ho una caviglia rotta.

"Mi dia una mano, la prego"

Porca puttana! Porca puttana! Penso.

"I genitori di questo bambino hanno bisogno di noi." Dice.

Hanno bisogno di LEI, più che di me... penso...

"Cerchi qualcun altro" mi dice.

Come no? Ne troverò un mucchio pronti ad aiutarmi! Proverei a ribattere: "Io..."

"... E li tiri fuori da quell'inferno... faccia in fretta!"

Maledizione! Penso.

Mi prendo un po' di secondi. Guardo la signora, guardo il bambino.

"Non muovetevi!"

Corro verso i due.

Cerco di capire, mentre mi avvicino, se sono coscienti... poi me ne fotto, li afferro e tento di portarli via da lì prendendoli in braccio.
[Doti Fisiche: 5, Potenza: 2].

Per Gregory:

Citazione :

li afferro e tento di portarli via da lì prendendoli in braccio.

Riesci a trascinare entrambi. La donna sembra addirittura riprendere i sensi per qualche istante. Il corpo dell'uomo ti sembra pesante e completamente abbandonato allo svenimento, o peggio.

Un pezzo di ferro precipita dal motore, costringendoti a fermarti. Si schianta a meno di mezzo metro da te. Non sai cos'altro stia cadendo. Procedi troppo lentamente per trascinare entrambi i corpi al sicuro.

A quanto pare lei è viva. Lui meno.

Li trascino e corro, e magari chi mi guarda crede anche che io sia padrone della situazione... merda!

Qualcosa affonda nella sabbia, a pochi centimetri da me, qualcosa che se fosse affondata in me... bhè. io non avrei avuto il rilassato distacco della sabbia come reazione...

Impreco. Ad alta voce.

Non ce la posso fare e non avrebbe senso che morissimo tutti e tre...

Non ha senso...

Probabilmente lui è morto...

Non ha senso...

Allora perché cazzo continuo a correre?

[Doti Fisiche: 6, Potenza: 4]

Un capellone imbottito di steroidi (Gregory) sta trascinandosi due corpi morti.Assurdo! Sembra che tutti abbiano voglia di giocare al piccolo Capitan America.

Citazione :

Un pezzo di ferro precipita dal motore, costringendoti a fermarti

Non ce la fa.

"Lascia andare lui e porta solo lei, cazzo." dico a bassa voce, gustandomi la scena. Magari un giorno ti ringrazierà e non dovrai nemmeno fingere di volerla sposare per sbattertela.

Citazione :

Allora perché cazzo continuo a correre?

Ma che cazzo combina? Ho ancora il mio sorriso sul volto, ma la risata si è spenta.

"Che mi venga un colpo..." dico a bassa voce, togliendomi il cappello. Alzo lo sguardo: qualcosa di ferroso e appuntito pende sulle teste di quella specie di sacra famiglia in cui il bue, al momento, sta salvando il culo a tutti.

"Per le vacche sacre del Buddha..." dico lentamente. Cosa cazzo mangiano nella costa ovest? Uranio?

Poi è un tutt'uno.
Guizzo in piedi. Gli stivali sollevano la sabbia. Perdo il cappello.
Corro.

"Hey, Popeye... time out! " (dico rivolto a Gregory)

Faccio per prendere il corpo dell'uomo.

[Potenza: 2 [+5.D.F.] = 7]

"Anche gli Houston Texans hanno le loro riserve, amico...mettiamo in salvo gli sposini e andiamo a bere qualcosa."

Serro i denti. Non perdo il viziaccio di sparare cazzate nei momenti peggiori. Non so nemmeno io perché faccio conversazione con la crocerossa atomica, qui. Ma va bene così. Che fosse una giornata no lo sapevo già.

"Non so te...ma io non vedo l'ora di fare causa ad ogni colletto bianco della Oceanic...il mio avvocato gli farà un culo grosso come la Baia di Hudson..." dico mentre trascino il corpo.

"E ho anche perduto il cappello, Cristo santo..."

Sto cercando di ricordare il nome di quel santo che protegge i pazzi, per bestemmiare, mentre mi ripeto che il proprietario del "Rapa Now" di Frisco non dovrebbe mettersi a fare il Berretto Verde a Fanculonia Beach, ed è a quel punto che sento gridare:

"Hey, Popeye... time out! "

Un tizio texano come il Texas stesso mi toglie l'uomo di dosso e, quando lo fa, mi sembra mi abbia liberato del peso del Cile.



"... che... i... ston... exans... nno... serve... ico... tiamo... vo... ini... mo... re... cosa."

Questo mi dice.

O meglio, questo è quello che, tra il rumore e tutto il resto, le mie orecchie mi hanno riportato.

Qualsiasi cosa abbia detto, lo ha detto con la faccia simpatia, e poi mi ha liberato di Eric Clapton... no so perché ma pare che somigli a Eric Clapton...

Poi mi dice qualcosa che ha a che fare con i suoi avvocati e con il fatto che fara qualcosa a qualcuno, ah, alla Oceanic... insomma qualcosa grosso come la Baia di Hudson... ma mentre me lo ripeto in testa capisco a cosa si riferisce...

Siamo abbastanza lontani dai rumori quando dice:

"E ho anche perduto il cappello, Cristo santo..."

Abbastanza perché Lui possa sentire: (chiaramente a Matt)

"Grazie, Texano, senza di te saremmo tutti e tre all'altro modo... sempre che non ci siamo già tutti..."

Poi guardo il bambino e metto a terra i corpi.

Finalmente sono scesa da questo aereo. Il flusso di gente mi spinge bruscamente verso ogni direzione. Rapidamente si allontana. Mi volto all'indietro sperando di vedere un viso familiare, quando mi rigiro mi accordo di esser sola.
Percorro, correndo, il lungo corridoio che porta all'interno dell'aereoporto. Sembra desolato. Mi tuffo nel bagno delle donne alla mia destra. Non c'è nessuno.
Sento delle urla, allora esco dal bagno e mi dirigo, piano e in silenzio, verso la sala d'attesa. Nessuno, nemmeno quì.

Le luci si spengono.

Una voce lontana: "Ti prego...aiutami..."


Riprendo conoscenza.
Sollevo il busto mentre con la mano sinistra mi tocco la nuca.
Ho un terribile malditesta.
Apro con fatica gli occhi. Cerco di mettere a fuoco.
Mi guardo attorno: è il panico.

Alla mia destra c'è un uomo con un grosso pezzo di metallo incastrato in un fianco. Credo sia morto. Una donna sta urlando. Sembra disperata. Un uomo cerca di trascinare altri 2 corpi...
Sposto lo sguardo e mi soffermo sull'unica persona che non sembra provata da tutto questo.. Anzi, penso che stia sorridendo.

Un rumore assordante ed improvviso attira la mia attenzione verso l'alto.
Qualcosa precipita verso di me. Mi alzo di scatto e corro, ma quel qualcosa mi scaraventa nuovamente a terra.

Il motore dell'aereo inizia a scoppiettare. Alcune scintille anticipano una fiammata paurosa.

L'esplosione è forte, fragorosa. Migliaia di schegge di ferro, lamiere, parti di bagagli e brandelli di chissà cos'altro si disperdono in pezzi, galleggiando su di una lingua di fuoco.

Lo spostamento d'aria colpisce tutti i vicini.

Per Alice:

Sei stata anche tu vittima dell'esplosione. Fortunatamente sei solo finita in terra, e senti un fortissimo fischio penetrante alle orecchie. Il fuoco non ti ha raggiunto.

Citazione :

"Grazie, Texano, senza di te saremmo tutti e tre all'altro modo...

Lui parla, e io sono così affannato che il fegato sta facendo straordinari come terzo polmone.
Col cazzo, Popeye, avresti potuto portare anche me in braccio.
Ma non sei un eroe umile, no, non tu. Dev'esserci un altro motivo.

Citazione :

sempre che non ci siamo già tutti..."

Boom. Il motore decide di esplodere dopo questa frase, neanche fosse d'accordo con uno sceneggiatore Hollywoodiano.

Vedo il mio cappello sollevarsi da terra. Ma anche la sabbia si solleva, attorno a lui. So che un vento forte, caldo ed improvviso, sta per sbattermi come una battona.

"Atten..."

Sono le uniche sillabe che riesco a pronunciare, prima di deragliare culo per aria, come un alce abbattuta da un cacciatore.
Mi capovolgo. Vedo la punta dei miei stivali, la sabbia, la faccia di una vecchietta dai capelli corti, i miei stivali da un altra angolatura.
Temo persino di vedermi il culo dal vivo, in primo piano.
Mentre il mondo gira intorno a me, penso al fatto che la vecchietta che ho visto ha gli occhi uguali a quelli di Babbo Natale. Temo che possa essere il mio ultimo, stupidissimo pensiero.
Mi copro la testa con le mani, come un bambino alle prove anti-atomiche negli anni '50. Fortunatamente rivedo la sabbia, e credo di avere ingoiato il Deserto del Gobi. Inizio a sputacchiarlo, e non ho voglia di finire la frase di prima. Ho smesso di rotolare come una palla da golf sul green.

Ho scelto di non fare l'eroe: avrei potuto lanciarmi sui feriti, ma forse l'istinto di conservazione ha preso a pugni la bandiera americana.
D'altronde, Popeye è l'eroe, io sono solo un vaccaro.

Diario di Yassir Francois De Biran

12 Giugno 2007 2 minuti e mezzo fa

2 minuti e mezzo fa ho alzato gli occhi.
Ricordo, immagini sbiadite e piene di luce come flash di una macchina fotografica.
Una bambina di fronte a me, capelli corti e vestitino rosso, nella sua mano destra il suo orsachiotto ha un occhio mancante.
Lei piange, chinata sulle sue ginocchia, come se anche lui fosse vittima di questa follia.
Cambia immagine.
Qualcuno alla mia destra.
Volto il mio sguardo verso di essa.
Una donna muove le sue labbra, mi chiede aiuto, ma non posso muovermi.
Osservo la sua bocca non emettere alcun suono.
Ho abbassato lo sguardo.
Adesso osservo il cielo, ed in particolare lei, una nuvola.
Sono sicuro di essergli passato a lato, 2 minuti e mezzo fa.

Il Texano sta ancora litigando con la lunghezza del suo fiato quando succede. Guardandolo, io mi trovo a pensare che dovrei essere più affannato di quanto non sia, quando succede.
E la vecchia e il bambino sono troppo vecchia e bambino per quella faccenda, quando succede.
Il resto, intorno, non sembra preparato a quella cosa, quando succede.

Fatto sta che succede.

Il motore salta in aria, anticipando un soffocato grido dall'accento texano.

La scena è una di quelle abbastanza veloci da sembrare al rallentatore.

Ho quasi il tempo di pensare ma non mi serve a molto.

Mi rimbalza in testa una di quelle frasi da film di guerra - PRIMA LE DONNE, I VECCHI E I BAMBINI!!! - con tanto di rivoluzionario di turno che me lo grida in posizione "fintodinamica" da fumetto davanti agli occhi.

E penso alla dottoressa... alla vecchia... alla donna... penso al bambino...

E quello che il mio cervello sa di non dover fare, pare lo faccia il mio corpo.

E quando il rumore cessa, io sto facendo scudo alla signora e al bambino.

"Sono un coglione"

So di averlo detto a bassa voce...

Sono in due a portarmi i feriti. Forse non ho mentito al ragazzo. Forse i suoi genitori hanno qualche speranza.

Mi preparo ad accoglierli, ad assicurarmi che siano fuori pericolo o a comprendere se non c'è più nulla da fare. La donna è in evidente stato di shock, il marito non reagisce....poi l'esplosione. Riesco solo a vedere un ombra su di me: è l'uomo che ha salvato i genitori del ragazzo. Si sta lanciando su di me, mi precipita addosso come un colosso. Ma ho capito che sta facendoci scudo. Mi avvinghio al ragazzo, lo stringo più che posso. Il resto lo fa il nostro sconosciuto eroe.

Popeye è il mio mito personale: dopo aver salvato la sacra famiglia, espone anche il suo culo alle fiamme pur di salvare Mamma Natale e il suo piccolo aiutante senza orecchie a punta.

Mi sollevo, coff coff. Se ingoiassi un bagnino e un paio di sdraio, potrei mettere su un lido privato per quanto sabbia ho in gola; ma non è finita: sto respirando fumo, tossico. Purtroppo lo assimilo.
Mi sembra di fumare l'isola di Cuba e un fabbrica di Philip Morris miscelate in una cartina. Senza filtro.
Sgattaiolo via, lontano dal fumo. C'è un nonnetto che ha bisogno di me. Dio, visto la maglia che indossa, verde post mucolitico, avrei voglia di lasciarlo lì. Cazzo, c'è sempre qualcuno che resta con le gambe bloccate sotto qualcosa di pesante; Nostro Signore Iddio si diverte a far crescere ernie a chiunque abbia la malsana idea di salvargli la pelle.
Raccolgo il cappello e lo schiaffeggio per togliergli la sabbia: ne ho abbastanza.

"Ehi! Sei sveglio?" urlo al vecchio. Non mi risponde.

"Spero che il tuo bagaglio sia esploso, così dovrai rifarti il guardaroba..."
dico a denti stretti, mentre provo a sollevare il peso che tiene fermo il vecchietto. [Potenza: 2 [+5.D.F.] = 7]

Post Scriptum: Dio? guarda che ho dimenticato il costume e il mantello in valigia.

Diario di Yassir Francois De Biran

12 giugno 2007 4 minuti

Ho sentito la donna urlare. (Kelly)
Ho alzato lo sguardo, e d'improvviso l'aria intorno a me si è riempita di suoni.
Urla, pianti, preghiere.
Come se uno scrittore avesse deciso di dare agli attori delle parole con le quali riempire le loro voci.
Verrebbe quasi da dire :
"Che il sipario si alzi"
Lasciando che la vita metta ancora una volta sul palcoscenico il suo dramma più avvincente:
"La morte"
Per poi restare ad osservare, mentre ella decide quali di noi saranno le comparse e quali i protagonisti.

Mi alzo e vado in soccorso della donna (Kelly)

Non sento l'affanno...il mio respiro è rosso sangue.
Le voci attorno a me appaiono distorte come in una macabra parodia della torre di babele. Non capisco. Ho la sensazione di muovermi a rallentatore, allora spingo ancora di più sulle gambe, più in fretta, più in fretta, più in fretta.

D'improvviso, una ventata incandescente. Cado, in preda al panico. Fa caldo. Ho il viso nella sabbia. Perchè? Perchè sta succedendo tutto questo? Attorno a me una danza di polvere e detriti. Inizio a singhiozzare, convulsamente, senza riuscire a muovere più un muscolo.

Diario di Yassir Francois De Biran

12 giugno 2007 6 minuti

Luci incadenscenti cadono sopra di me.
Ricordi di bambino, dove quelle luci rappresentano sogni e speranze espresse nel silenzio della mente.
Un boato improvviso mi riporta alla realtà, mentre nella mia mente il bambino abbassa lo sguardo perchè sa che quei sogni non possono far altro che rimanere tali, voltando le spalle a quel mondo costellato di speranze.
Un attimo dopo il mio volto è nella sabbia.
un sapore dolciastro riempie il mio palato.
Spero che sia vomito.
Una strana sensazione si impadronisce di me, come se stesse per piovermi addosso il diluvio universale e l'arca di Noè avesse una grossa falla nello scafo.
Non riesco a muovermi, anche se vorrei farlo, e mi accorgo di non esser davvero pronto per morire.
Mi ricordo della donna, e d'improvviso è come se le nostre vite fossero legate, perchè sapevo che salvare lei significava salvare anche me.
Mentre trascino il mio corpo sulle mie gambe mi chiedo quando un azione altruista possa nasconderne una egoista.
Perdo completamente le speranze quando le ultime forze mi abbandonano davanti a lei immobile.
Cerco di parlarle :
"Ehi! , Guardami!, come ti chiami?"
senza ancora sapere se voglia che sia io a restare sveglio o lei.
Non ottengo risposta.
E allora capisco che c'è una sola cosa che possa fare :
Gridare

Comincio ad urlare per chiamare un aiuto

Per Matt:

Citazione :

provo a sollevare il peso che tiene fermo il vecchietto. [Potenza: 2 [+5.D.F.] = 7]

La lamiera si solleva di qualche centimetro, ma il peso è eccessivo perchè tu riesca a spostarla o mantenerlo da solo.
Intanto, là sotto l'uomo geme e si lamenta.
Riesci ad intravedere, oltre il corpo del vecchio, una manina bianca che si protende. Un sommesso pianto di bambina ti fa capire che è riuscita a farcela.